…appare infinita,
diversa dall’ordinario,
e anche scindendo l’emozioni
ne illustro una sola parte.
Interpretazione delle mie parole
Volevo narrare la mia vita ma mi sono reso conto che non era possibile, altrimenti non mi bastava quella che mi rimane per raccontarne solo quella vissuta, e non perché sono alla fine, ma perché il desiderio di vivere una vita incomparabilmente ha travolto il mio passato, e molto probabilmente anche il futuro, quindi ho corso ancora di piu’ del tempo, ne racconto solo alcuni piccoli momenti delle mie esperienze di vita vissuta
Essenza della mia filosofia di vita
…dividevo i bottoni per tipologia e colore, lei mi sorrideva e cuciva le bustine. A quel tempo aiutavo mia madre; avevo solo undici anni, ma il sogno di cosa avrei fatto da grande era già molto chiaro.
Volevo essere il desiderio, il desiderio dei miei “amici” sparsi per il mondo
Mio padre e il suo modo di fare
…erano altri tempi, le ossa andavano fatte subito. Frequentavo la prima media, e l’anno scolastico stava volgendo al termine. Visto che il mio fisico era già quasi formato, durante le vacanze estive mio padre mi mise a lavorare con lui e i suoi fratelli nel magazzino dietro casa. Si trattava di sfoderare colli di saie fini, dure da morire; dovevamo togliere tutte le parti che non erano di lana (in una giacca, la fodera e le pistagne) per poi metterle a colore, in modo che fossero pronte per essere “rigenerate”. Questo era il tipico lavoro che si faceva nella zona di Prato, specialmente nella frazione di Jolo, dove vi si dedicavano la maggior parte delle ditte: i così detti cenciaioli.
Ma c’era un problema. Questi luoghi erano pieni di polvere, e io ero allergico: lavorare i cenci mi faceva venire l’asma. Così l’estate successiva, finita la seconda media, durante le vacanze mio padre mi mandò da un fabbro di fronte casa, a fare il ragazzo di bottega. L’anno successivo invece, finita la terza media, durante le vacanze andai a fare esperienza dal macellaio, per capire se fosse quello il mio lavoro.
Ma io sapevo già quale sarebbe stato il mio lavoro.
Finite le vacanze incominciai a frequentare il Buzzi, una scuola che formava tecnici per la costruzione dei tessuti. Fu presto chiaro che non era quello il mio percorso, e così ad aprile mio padre, che si occupava di cavalli, mi mandò a lavorare dai suoi soci in quel settore, alla Tecnopel di Montemurlo. Li si producevano tessuti a pelo, e feci una bellissima esperienza.
Giovanni e Giuseppe, l’inizio del mio sogno
…iniziò alcuni giorni prima di compiere quindici anni, quando andai a lavorare da Giovanni e Giuseppe a Vergaio, il paese dove abitava Roberto Benigni, loro amico. Il lavoro che facevano era simile a quello che si effettuava nel magazzino di mio padre, polvere compresa; ma lì avevo individuato il mio futuro. Giovanni e Giuseppe compravano grandi quantità di cenci dall’America, poi li passavano in rassegna per selezionare i capi più belli e particolari, che rivendevano a negozianti e bancarelle come abiti usati o, come si dice oggi, capi vintage
Inoltre, avevano iniziato ad acquistare stock di abbigliamento (ovvero i capi rimasti invenduti delle aziende) dalle case di moda più celebri.
Finalmente ero nel posto giusto. Un luogo magico dove fare un’esperienza incomparabile, dove ammirare una miriade di modelli, dove conoscere un’infinità di tessuti diversi, dove imparare a riconoscere una gamma di colori sterminata… e tanto altro ancora!
Non era un lavoro, quello, ma un piacere di vita.
Il mio negozio dietro casa
…il fienile sopra le stalle dei cavalli di mio padre; era quello il luogo che avevo identificato per iniziare a vendere i miei primi capi, che acquistavo direttamente da Giovanni e Giuseppe. Quando la sera staccavo da loro, cominciavo il mio secondo lavoro, aiutato dalla mia splendida mamma. Con la mia vespa color rosa giravo tra i vari circoli del paese in cerca di amici, e prendevo a raccontare del mio negozio e dei capi meravigliosi che avevo da proporre loro. Era un continuo portare persone, un continuo via vai che a volte si protraeva anche dopo la mezzanotte, specialmente l’estate. La sicurezza nelle mie capacità cresceva sempre di più, e così andai a proporre i miei capi anche ai negozi di Prato, Pistoia e Firenze.
Sognavo di arrivare ai diciotto anni
…la maggiore età sembrava non arrivare mai. Nonostante le intense attività che occupavano ogni istante della mia giornata, il tempo che mi separava dalla maggiore età sembrava un’eternità. Appena compiuti i diciotto anni, con una parte dei soldi che avevo guadagnato in quegli anni comprai un magazzino e avviai il mio primo progetto. All’ingresso dipinsi una grande margherita verde, gialla e bianca; creai tutto l’ambiente ispirandomi a questo fiore: volevo che la magia si percepisse da lontano. Il nome della mia azienda era già deciso: “Camomilla”. Per il sogno “Roberto Biagini brand” mi serviva ancora qualche anno di esperienza; intanto, le persone mi avevano soprannominato Camomilla.
Nel 1983 creavo modelli e tessuti
…la mia curiosità mi spingeva sempre oltre. E questo mi permetteva di sbagliare, di capire gli sbagli, di pagare per gli sbagli fatti e, quindi, di crescere. Producevo i tessuti da zero, ispirato dalla magia della mia città natale, Prato. Iniziavo dal disegno, poi la scelta dei fili, la tessitura, la decisione del finissaggio finale… e quando usciva la pezza finita, non mancavano le critiche che mi autoinfliggevo. Il mio non è un carattere che si compiace facilmente: cercavo sempre di più, già allora anelavo alla perfezione.
Quei tessuti, poi, li trasformavo in capi che dovevano avere un’attenta ricerca dello stile, della vestibilità, e un’immagine meravigliosa. Dovevo convincere i miei clienti compratori a scegliere me: solo così sarei riuscito ad accumulare esperienza e successo.
La linea Roberto Biagini
…non so se era arrivato il momento, ma verso la fine del 1985 la mia irruenza era oramai implacabile; sognavo il mio nome, a caratteri cubitali, risplendere illuminato in tutte le parti del mondo. Fu allora che le mie creazioni smisero di avere l’etichetta Camomilla; era giunto il momento di iniziare a usare il mio nome.
L’importanza di un dettaglio: il bottone a tre fori
…era difficile e molto complicato, ma io lo volevo. Il bottone rappresentava un momento preciso e decisivo della mia infanzia: quando, lavorando al fianco di mia madre, capii cosa volevo fare da grande. Quindi dovevo creare un bottone speciale, un bottone che mi rappresentasse nel mondo, un bottone a tre fori.
Sembrava facile, in teoria, ma in pratica era complicatissimo. Le macchine che facevano i bottoni erano progettate per eseguire o due o quattro fori, non di più, non di meno di quelli. Dovetti quindi far progettare e costruire una costosa e specifica trasformazione da applicare all’intero macchinario. Il tempo utile per montare e smontare questa trasformazione, poi, era notevole, e quindi dovevo ordinare grandi quantità di bottoni, e non i pochi che mi servivano. Un ulteriore problema era attaccare i bottoni sui capi: anche le macchine attaccabottoni erano create per bottoni a due o a quattro fori, quindi dovevo attaccarli a mano.
Per avere un bottone a tre fori che raccogliesse in sé tutta la mia filosofia di incomparabilità, c’è stato bisogno di un processo complesso e costoso, ma ne vado fiero.
L’America nella sua grandezza
…cerco un ragazzo brillante. Questo è quello che domandò Solomon a Gianni, il mio modellista di Romano di Lombardia. Solomon rappresentava una compagnia americana; stavano cercando qualcuno che si occupasse del brand, dello stile, dei tessuti, delle lavorazioni e di tutto ciò che riguardasse il posizionamento e la gestione del loro mercato in Italia. Quando Gianni me lo presentò ne fui felicissimo, anche perché questa collaborazione mi permise di fare diversi viaggi in molti luoghi diversi dell’America. Inoltre, chiesi a Solomon se poteva aiutarmi a sviluppare il mio brand lì, oltre oceano.
Io davanti al mondo
…il Plaza a New York. Sì, fu proprio lì che iniziò tutto. Dovevo preparare la collezione per il brand americano con cui stavo collaborando, e chiesi a Solomon di aiutarmi a convincere l’organizzazione ad accettare anche il mio brand. Così partecipai alla sfilata all’interno dell’hotel, e dopo il The Plaza di New York arrivai al Magic di Las Vegas, e in tanti posti. Iniziai a mettere in vendita i miei capi in diverse boutique, sia negli Stati Uniti che in altre nazioni. Non trascurai l’Italia, dove da una parte cercavo di piazzare le mie collezioni nei multimarca più importanti, dall’altra mostravo il mio brand partecipando a sfilate a Firenze, Roma e Napoli.
Le boutique di Roberto Biagini
…apprendere le creazioni dalle vetrine, questo era il mio orientamento, quindi aprire delle botteghe, come diceva il Fiorelli, mio grande estimatore. Era l’opposto di quello che succedeva all’epoca: per un designer il successo consisteva nel posizionare le proprie creazioni nei negozi più importanti del mondo.
Il percorso che mi ero prefissato non era né semplice né economico, considerato anche che avrei esposto solo capi da uomo. Le boutique, per iniziare: dovevano essere posizionate strategicamente, in strade prestigiose, il che rendeva l’acquisto e l’affitto dei locali adeguati estremamente oneroso.
Ma era ciò che volevo.
Aprii il mio primo negozio nel 1989, e in pochi anni ne avevo aperti oltre una ventina; il mondo mi guardava e mi apprezzava. I miei capi erano diversi da quelli che ci si aspetta dalle classiche collezioni da uomo: erano colorati, fantasiosi, fatti con tessuti meravigliosi. E nel processo creativo che stava alla base delle mie opere non esistevano limiti o imposizioni economiche. Chi cercava un’alternativa a ciò che proponeva il mercato cercava me. L’alternativa ero io.
Grazie all’esperienza delle boutique ebbi modo di sviluppare ancor meglio la mia filosofia, conoscendo tantissimi amici del mondo, e creando per ognuno di loro il proprio stile personale. Ancora oggi viaggio tantissimo, creando per loro e per altri.
Il momento del pronto moda
…avevo iniziato con quel concetto, quindi ero preparato. Già dal 1980 frequentavo le diffusioni in via Baracca a Firenze. Le diffusioni erano un’invenzione dei Fiorentini degli anni ’70; il fascino della moda e del suo contorno, un’alternativa all’ordine fatto dal campionario, il pronto moda che potevamo comprare al momento, con nuove creazioni che arrivavano ogni settimana. Incominciai a fare le fiere del pronto moda, la prima a Roma nel 1992 e poi a Firenze, per diversi anni. Solo gli stilisti abituati a improvvisare di continuo avevano vita facile nel pronto moda.
Lo conobbi nel 1995, durante la mia diffusione a Firenze
…cosa vuoi fare da grande? Questo è quello che mi domandò Giuseppe dopo che gli feci vedere le mie opere. Gli risposi d’impulso: “Creazioni incomparabili per le persone più importanti del mondo, e voglio che siano miei amici.” Lui sorrise e non disse una parola, il mio entusiasmo lo aveva colpito. Lo avevo conosciuto perché mia moglie mi aveva regalato una pagina pubblicitaria su un’importante mensile di moda. Lui ne era l’editore.
La primavera era iniziata da un po’
…mi domandò se andavamo a vedere le sfilate a Milano. Me lo chiese entrando, splendente, come al suo solito. La guardai e risposi: “Ci sono le sfilate e io non partecipo! Perché?” Roberta sorrise e mi disse di chiamare Giuseppe: lo avevo conosciuto, era il presidente della Camera Nazionale Moda Italiana. E così lo chiamai al telefono, e gli chiesi se potevo sfilare a Milano, accanto ai più grandi brand del mondo. Lui rimase in silenzio. Ci rimase così a lungo che pensavo fosse caduta la linea. Alla fine, con voce rassicurante, mi disse: “Roberto, Milano ti può dare molto, ma ti può anche distruggere, se non sei pronto.”
E io, con la tenacia che mi contraddistingue e la mia solita irruenza, risposi: “Certo che sono pronto, Presidente”.
Dopo quella risposta, con tono quasi rassegnato, mi disse di chiamarlo la settimana a venire. Così feci. C’ero riuscito: sì, mi avrebbe inserito nel calendario delle sfilate, e non solo! Mi disse che aveva fatto montare un grande tensostruttura nei giardini di Corso Venezia, per un brand importante; avrei potuto usarla anche per la mia sfilata, questo era il suo regalo.
Fino ad allora la mia vita era stata piena di momenti speciali, magici; e questo sarebbe stato un altro di quei momenti, uno dei più importanti, ne ero consapevole. Ma dovevo darmi da fare, perché mancavano solo poco più di due mesi al momento fatidico.
Creai cinquantacinque completi con quella che era la mia più pura espressione dell’estate, tanti abiti con bermuda, ciabatte e sandali. Intanto, dovevo anche cercare dei modelli professionali per affrontare quel magnifico momento, e selezionai ventotto uomini meravigliosi. Creai in prima persona le musiche e tante altre cose, trovai una nuova PR che potesse gestire la mia immagine, le relazioni con i giornali e le televisioni di tutto il mondo. E così fui la sorpresa della settimana della moda milanese: gli addetti e gli esperti del settore giunti da tutto il mondo si domandavano da dove fossi uscito e come mai fossi in calendario.
Fu un giorno incomparabile; la sfilata andò meravigliosamente.
Socio della Camera Nazionale della Moda
…immenso era il desiderio. Volevo essere con loro, i grandi della terra. “Questo non sarà facile” mi disse Giuseppe, “e non posso decidere solo io, farò la richiesta alla commissione e poi racconterai le tue virtù.”
Proprio quando credevo mi fosse sfuggita di mano la candidatura, cambiai posizione, e da intervistato diventai intervistatore; con quella domanda rivoltai il pensiero dei miei colleghi. Approvarono la mia candidatura alla CNMI e nel settembre del 1997 diventai socio; le altre compagnie erano enormi, la mia invece era ancora piccola, e i costi che dovetti sostenere furono importanti. Ma da quel momento potevo essere nei calendari e fare le sfilate insieme ai grandi nomi della Moda. Il mondo capì che c’ero anch’io.
Arrivarono interviste e passaggi televisivi
…iniziavano a essere curiosi. Tutti, in quel mondo, volevano sapere da dove arrivavo, chi ero, perché mi trovavo in quella posizione, tra i grandi. I giornali pubblicavano le mie creazioni, davano spazio ai miei pensieri…
Certo, io ero immensamente gratificato per aver raggiunto quella posizione, ma conoscendo il mio pensiero e il mio modo di essere, quello era solo l’inizio. Non poteva che essere solo l’inizio: nel mio DNA il desiderio è la piattaforma della mia esistenza, i germogli del volere spuntano di continuo.
Il nettare e il suo castello
…creare il vestito, sicuramente era molto interessante. Ricreare l’immagine dell’essenza più autorevole del castello era un miraggio che si stava trasformando in realtà, poter far vedere al mondo quella notevole bottiglia di vino adesso era possibile… inoltre quella bottiglia ora poteva anche essere acquistata nelle enoteche più importanti di diversi paesi. A tutti gli eventi che creai in giro per il mondo non mancò mai, nemmeno nei pranzi e nelle cene con gli amici importanti che iniziavo ad avere ovunque.
Tokyo, 2004
…con i modelli giapponesi mi trovai benissimo. Devo dire che i modelli giapponesi sono dei grandissimi professionisti. Indossarono le mie creazioni in occasione della sfilata al Laforet Museum di Tokyo, alla presenza della stampa, delle televisioni e di tutte le istituzioni del Giappone. Un’emozione incomparabile.
La proposta di ETI e MS Aprilia
…certo che posso crearla. Questa fu la mia risposta al meeting tenutosi con gli amministratori delegati di Ente Tabacchi Italia e Aprilia. Si trattava di creare e curare l’immagine delle ragazze ombrello, degli ospiti e di tutti gli accessori necessari, oltre a preparare delle sfilate in giro per il mondo con il binomio: Roberto Biagini – MS-Aprilia.
Dubai e la sua magia
…il soggiorno a Dubai partì da lì; avevo organizzato una festa all’Ugolino Golf Club Firenze, con lo scopo di spiegare la mia filosofia e presentare le mie creazioni ai vari amici che ho nel mondo. Tra gli invitati c’erano anche amici dell’Ente del Turismo Emirati Arabi e dell’Emirates Airline, così proposi loro di girare alcuni filmati delle varie attrazioni di Dubai, con l’idea di inserirli all’interno dei programmi di moda per la televisione di stato italiana, la Rai.
Accettarono con grande entusiasmo, e così passai diversi giorni a Dubai con lo staff della Rai, raccontando a beneficio della televisione la mia esperienza in quel posto magico.
I cavalli mi sono sempre stati vicino
…era arrivato il momento, era giunta finalmente l’occasione di celebrare l’eleganza di questo meraviglioso animale e compagno di infanzia. I cavalli sono sempre stati importanti, nella mia vita; sono la passione vitale della mia famiglia, specialmente di mio padre. Verso la fine del 2004 all’ippodromo San Siro di Milano si tenne una delle più celebri corse del mondo, e per l’occasione creai una coperta in cashmere blu, con una riga grigio perla, da indossare quando i cavalli entravano in pista. All’interno avevo organizzato un incontro con alcuni amici, per raccontare la mia filosofia e far vedere le mie creazioni; un momento indimenticabile.
Riconoscimento al teatro comunale dell’Aquila 2004
…hai vinto un premio alla cultura. È quello che mi disse al telefono la mia PR. Felice di questo premio incominciai a lavorare per creare dei completi adatti al momento: prima di ritirare il premio dovevo fare una sfilata. In quell’occasione conobbi Maria Antonietta Berlusconi, sorella di Silvio, e il giornalista Emilio Fede.
In ricordo del Principe
…insieme alla figlia per ricordare la sua eleganza. In occasione della settimana della moda, per creare la mia collezione ho voluto ispirarmi al fascino, allo charme del Principe De Curtis in arte Totò. Questa collezione piena di ricerca ed eleganza ha sfilato in via Bigli a Milano, con dietro le gigantografie di alcuni momenti della vita del Principe.
Al Castello di Meleto
…vogliamo fare un servizio su di te e il vino per la Rai. Con vero piacere, risposi; la Rai è sempre la televisione di stato! Organizzai il mio servizio dentro il Castello, un luogo incantevole che rievoca la storia e i suoi misteri.
Al teatro Manzoni di Milano
…due donne meravigliose. Maria Antonietta Celentano, direttrice della scuola di ballo di Maria Antonietta Berlusconi, mi propose di creare una sfilata prima del saggio di danza della scuola. Alla serata erano presenti l’allora premier Silvio, fratello della signora Berlusconi, e tante altre celebrità. Era il giugno del 2006, e in quell’occasione tutti i miei figli erano con me.
Una sfilata a Roma per presentare alcune creazioni
…era intrigante l’atmosfera, con i miei tre figli piccoli dietro le quinte, come di solito succedeva; una notte fantastica, piena di magia… il clima la gente, gli ospiti… tutto indimenticabile!
Anfiteatro di Porto Rotondo, una notte di fine luglio del 2007
…una notte incantevole. Dalla preparazione al giorno successivo, quello della sfilata, tutto fu magico. Avevo organizzato la sfilata ispirandomi al Cammello, quindi scelsi delle musiche arabeggianti. La Volkswagen, nostra sponsor, mise a disposizione le macchine e gli autisti per andare a prendere i tanti e illustri ospiti, tra cui l’allora premier Silvio Berlusconi, la sorella Maria Antonietta e la nipote Sabrina.
Il Brasile
…nonostante tutto la felicità di quel popolo mi apparteneva, e per questo decisi che dovevo ispirarmi a loro, per il fascino dei movimenti, i colori, i modi fare e tanto altro. Era una caldissima giornata di giugno 2008.
L’arte e la sua espressione a Firenze nel settembre 2008
…volevo immortalare quei momenti di infanzia. I colli piccoli dei cenci di fronte all’istallazione, un’opera alle spalle, su un lato alcune creazioni… e un calice di vino da me selezionato. “Ecco i ricordi.”
In via Montenapoleone, un cortile all’aperto
…devi farla al chiuso, è freddo e imprevedibile a gennaio. Ma io avevo già deciso: volevo il cortile e all’aperto. Assieme a Doriano, mio amico di sempre, definimmo il progetto; ci fu tanto da lavorare ma riuscii a fare la sfilata e a presentare le mie opere. Era il gennaio del 2009, e in quell’occasione feci sfilare un ragazzo di Boston che era venuto apposta. C’erano tanti ospiti, tra cui Rino Gattuso e altri giocatori, oltre che Maria Antonietta Berlusconi. E tutta la mia famiglia, come al solito.
Il teatro San Domenico a maggio del 2009
…immenso era lo scenario, e io ne rimasti attratto, folgorato da tanta maestosità. Come al solito tutto è dentro il mio essere, e preparai una magnifica sfilata. Come sempre, avevo accanto i miei figli.
Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano
…la determinazione vive dentro di me. La magia del luogo, abbinata al mio pensiero, diede vita a qualcosa di geniale: presentare le mie creazioni insieme a un concerto dedicato a Giuseppe Verdi, non solo nel Conservatorio, ma proprio nella sala Verdi. La Maserati mise a disposizione macchine e autisti; la serata, piena di ospiti importanti, fu incomparabile. Era il giugno del 2009, durante la settimana della moda. Anche allora, i miei figli erano con me.
Nel luglio 2009 alle cave di Michelangelo
…ci volle molto tempo, ma quando arrivai lassù lo spettacolo era immenso. Un evento a mille metri di altezza all’interno di una cava! Può sembrare facile, ma non è semplicissimo. È suggestivo, possiamo farcela, ci siamo detti. La cava è quella dove nel 1400 Michelangelo sceglieva i blocchi di marmo per le sue opere.
Un martedì da leoni
…appartiene alla storia: pensate… mi ci sono anche sposato in quel posto; ho voluto raccontare la mia filosofia agli amici del mondo proprio quel giorno, il 20 ottobre 2009, quarantasei anni dopo la mia nascita.
…solo quello che emozionava il mio modo di vivere. Nel 2009 ho percepito che il concetto di “boutique” non era più in linea con il mio modo di pensare, quindi negli anni a seguire le ho chiuse tutte. L’ho fatto in modo da poter dedicare tutto il tempo a disposizione alla mia filosofia di creazione. Oggi, con la mia azienda, estendo questa stessa filosofia a tutto il mondo.
E dopo, cosa ho fatto
…le stesse che sognavo da bambino. Ora come allora, avere amici in tutto il mondo che possano apprezzare la mia “vita creativa”. Essere sempre al centro dell’attenzione impressionando con le mie idee e le mie creazioni. Poter creare senza alcun limite qualsiasi opera che si conservi nel tempo, lasciando così un’impronta nel mondo.
Le mie aspirazioni
Chi sono?
…un’esteta del bello. La prima cosa a cui ho sempre pensato è ciò che avrei potuto fare per rendere magnifiche le mie creazioni. Anche dopo averle realizzate, voglio sempre trovare il modo di renderle ancora più stupefacenti: fa parte del mio essere. Non esiste limite alla bellezza.
Mi chiamo Roberto Biagini, sono nato il 20 ottobre del 1963 in Italia, a Prato, la città dove è stato inventato il tessuto rigenerato. A pochi chilometri da Firenze, culla della storia mondiale.
La Silia, mia incomparabile mamma (il vero nome era Siliana) era una sarta per clienti privati che lavorava in casa: una donna meravigliosa che non ha mai dato cenno di debolezza. Lavorava sempre con una gioia e un sorriso stupefacenti; sembrava che la vita l’avesse premiata, anche se non era così.
Sicuramente somiglio molto a mia madre: la mia determinazione viene da lei, e anche nei momenti più oscuri rivedo il chiarore del suo sorriso. I problemi hanno sempre una soluzione, altrimenti non sarebbero problemi.
Mio padre Rinaldo, detto Carmignano, è un allevatore di cavalli trottatori da corsa, e ha passato la vita dedicandosi ai cavalli. Da piccolo, quando mi domandò cosa volessi fare da grande, senza esitazione gli dissi che volevo fare il “creatore del bello”.
Lui, sbalordito, mi disse che allora non poteva insegnarmi niente di quel mestiere. “Arrangiati” mi disse. E mi arrangiai.
Questo sono io: un uomo venuto dal niente, ma con un desiderio incomparabile.
Il desiderio, se è vero, non ha ostacoli.